Le aziende italiane e l’inclusione: tra il dire e il fare… L’84% ne riconosce il valore etico, ma meno della metà attua piani concreti
È online la quinta edizione della survey fra le Direzioni HR, che quest’anno evidenzia la crescente attenzione alla D&I, ma non alle azioni e agli strumenti per realizzarla. Per la parità di genere si lavora sullo sviluppo delle donne manager, ma non si affronta a dovere il tema della disparità retributiva. E manca la consapevolezza che inclusività e diversità sono asset strategici.
La capacità di curare e valorizzare ogni individuo presente in azienda – espressa con la formula Diversity, Equity & Inclusion – è un asset strategico irrinunciabile per raggiungere risultati superiori in termini economici, di innovazione e di fiducia della business community.
Eppure le imprese italiane sembrano non averlo ancora capito, o quantomeno non riescono a concretizzare le generiche “buone intenzioni” (che pure si diffondono sempre di più) in azioni realmente incisive, anche a breve termine.
È quanto emerge da “Future of Work”, la ricerca curata da Inaz – Osservatorio Imprese Lavoro e Business International – Fiera Milano, che per l’ultima edizione si è concentrata sui temi della D&I con un sondaggio fra circa 100 HR Director di aziende italiane (settembre-ottobre 2022) curato da Fabrizio Lepri, docente di Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane presso l’Università degli Studi di Roma Tre.