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L’ultimo volume della Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz propone riflessioni e testimonianze su un’imprenditorialità moderna, che assume un ruolo propulsivo rispetto ai cambiamenti della società e sa essere un modello anche per il no-profit
Davanti alle profonde trasformazioni lasciate dalla crisi economica l’impresa, se vuole sopravvivere, deve rivedere il proprio rapporto con la società. Non limitarsi a perseguire unicamente la remunerazione del capitale e andare oltre l’attenzione ai meri aspetti finanziari, per assumere un ruolo propulsivo, unendosi agli altri attori – istituzioni e organizzazioni del terzo settore – al fine di costruire insieme il bene comune. È questo il tema affrontato nell’ultimo incontro dei Lunedi’ d’impresa Inaz da cui deriva appunto la pubblicazione della Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz, intitolata “Valori d’impresa e incivilimento”.
«Si tende a pensare che i valori d’impresa siano un derivato della raggiunta “civiltà”, ma in realtà il rapporto fra i due elementi è circolare: i valori d’impresa sono, a loro volta, motore prima di tutto di incivilimento, e poi di sviluppo e benessere, come evidenzia una lunga tradizione di pensiero economico europea ed italiana, contrapposta alle teorie neoliberiste che tanti danni ancora producono» spiega Linda Gilli, presidente e AD di Inaz, che firma l’introduzione al volume.
La riscoperta e la diffusione dei valori d’impresa diventa allora fondamentale nel ricostruire un rapporto fecondo tra organizzazioni produttive, istituzioni e società civile. Tre realtà che, quando si uniscono per il raggiungimento del bene comune si scambiano le proprie migliori pratiche e mettono le basi per un futuro realmente sostenibile.
Alla parte di riflessione teorica curata dagli economisti Marco Vitale e Vittorio Coda, segue la raccolta, coordinata dal professor Mario Minoja, delle testimonianze di due aziende familiari, Bruno Generators e Buzzi Unicem, che in questi anni sono cresciute e hanno avuto successo proprio grazie allascelta di mettere al centro i valori e le persone e di anteporre il bene dell’impresa ai pur legittimi interessi delle famiglie proprietarie: nel caso di Bruno Generators rifiutando la delocalizzazione ed evitando di sottostare a logiche e indicatori finanziari di breve termine, nel caso di Buzzi Unicem facendo coincidere valori familiari e valori aziendali e privilegiando il reinvestimento piuttosto che la distribuzione di dividendi.
Un tipo di approccio che si può applicare anche nel campo del non-profit e della pubblica amministrazione. Lo dimostrano i casi del Policlinico Universitario Campus Bio Medico di Roma e del Teatro La Fenice di Venezia, che a fronte di risorse pubbliche decrescenti sono riuscite, adottando valide strategie, a intraprendere un percorso di sviluppo e, al tempo stesso, a migliorare il profilo economico-finanziario, facendo della produttività e della coesione interna le vie maestre per perseguire le proprie rispettive missioni. E lo dimostrano, come ha illustrato il Professor Minoja, i casi dei Comuni di Reggio Emilia e Peccioli (Pisa). Il primo ha introdotto logiche manageriali basate sulla responsabilizzazione delle persone e del controllo dei costi e ha attivato proficue partnership pubblico-privato per restaurare beni culturali, ampliare l’offerta di servizi welfare e realizzare progetti ambiziosi a beneficio della comunità. Il secondo ha assunto la gestione diretta di una discarica, l’ha ampliata in sicurezza e l’ha trasformata in una fonte di ricavi da investire sul territorio, facendone l’architrave di un percorso di sviluppo del territorio all’insegna dell’imprenditorialità, dell’innovazione, del coinvolgimento dei cittadini.
INAZ srl Soc. Unipersonale
Viale Monza 268, 20128 MILANO
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